Dal Mato Grosso all'Africa: Soyalism documenta i danni della monocoltura di soia
VANESSA VISCOGLIOSI
15:40:00
Le grandi multinazionali dell'agribusiness, se potessero farlo, chiuderebbero pure la vecchia fattoria dello zio Tobia. Ci vuole spazio, sempre più spazio, per le monoculture del momento. Mentre la soia si inserisce in un ecosistema che non le appartiene, quello dell'Amazzonia, i contadini brasiliani (e non solo) vengono fatti fuori sistematicamente proprio come gli alberi della foresta pluviale. Nelle dinamiche dei potenti degli allevamenti intensivi la loro presenza risulta inutile. Tutto deve essere industrializzato, tutto deve essere finalizzato alla produzione di cibo per gli animali, tutto deve essere divorato, dai territori agli esseri viventi. Negli ultimi anni il PIL della Cina è cresciuto, così come la richiesta di carne di maiale. Quanti suini vengono allevati dai cinesi? Come vengono nutriti? Chi sceglie cosa devono mangiare? Il bellissimo documentario “Soyalism” (Elliot Films, 2018) di Enrico Parenti e Stefano Liberti – potete vederlo grazie a Doc 3 su RaiPlay cliccando qui proprio come ho fatto io – attraverso la voce di attivisti, ricercatori, scrittori e il supporto di un'efficace animazione grafica racconta tutto questo e molto di più. I tanti interessi economici dei pochi attori del “sistema” alimentare pervadono il viaggio dei due co-autori, un viaggio che parte dagli Stati Uniti e arriva in Cina, poi torna in America Latina e infine approda in Africa. Dall'alto di un elicottero “Soyalism” vola sulle piscine di feci nell'area costiera del North Carolina per poi scendere al piano (senza) terra dei contadini brasiliani, africani e cinesi schiacciati dallo strapotere e dall'integrazione verticale dei colossi della carne. In mezzo, anzi, di mezzo 70 miliardi di animali macellati, una biodiversità messa in crisi, un pianeta sempre più caldo e un cuore umano sempre più freddo.