giovedì 23 giugno 2016

Lo svezzamento di Cecilia dai 6 agli 8 mesi

16:10:00
Lo svezzamento è un momento cruciale sia per i bambini, sia per i genitori alle prime armi. Cecilia, nostra fortuna, ha preso subito confidenza col cucchiaino e mangia senza problemi. Un po' di riserve le ha solo con la frutta: predilige la pera, purtroppo non grattata, ma quella del vasetto.
Di seguito vi riporto i consigli dietetici che la nostra nutrizionista – un medico altamente formato dell'ASP di Catania, la dottoressa Rosanna La Carrubba – ci ha fornito per i primi due mesi di svezzamento. Queste indicazioni, di volta in volta, sono state adattate seguendo quelle della pediatra e le preferenze di gusto della bambina. Io cerco di variare il più possibile gli alimenti, di acquistarli biologici e di stagione, di non darle tutti i giorni il glutine e di alternare i legumi col tofu.
Perché ci siamo affidati a un professionista dell'alimentazione? Perché per nostra figlia vogliamo il meglio e il meglio significa anche calibrare il suo menù in base alle esigenze nutrizionali del momento, evitando il fai da te e l'improvvisazione. Nella nostra scala di valori la sua salute e il suo benessere sono sempre al primo posto: il resto segue, la segue e si modula. Mai il contrario. Per questo vi consiglio, a prescindere dal tipo di alimentazione che state seguendo e/o che farete seguire, di cercare un nutrizionista preparato. Al bando i tuttologi: limitiamoci a comportarci come genitori responsabili.
 
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Colazione, merenda, sera e notte
Latte materno a richiesta o 200-250 ml di latte vegetale formulato a base di riso o soia (o quantitativo prescritto dal pediatra).
La frutta nei quantitativi e nei tempi indicati dal pediatra deve essere ben matura e possibilmente biologica. È importante che l'assunzione della frutta avvenga almeno mezzora prima del pasto latteo e 2 ore dopo.
 
Pranzo e cena
Brodo vegetale senza fibra 200 ml o latte vegetale di cereali fortificato (es. mandorla non dolcificato).
Cereali raffinati includendo anche quinoa, amaranto e grano saraceno in farina (possibilmente forticate con Ferro, altrimenti prevedere un'integrazione), creme o pastina gr 20 o più come prescritto dal pediatra
Olio e.v.o. 5-10 gr
Olio di semi di lino 5 g a freddo
Legumi secchi decorticati o passati a setaccio 10 gr (oppure freschi passati 25 g) oppure in fiocchi; il tofu cagliato con il calcio può essere dato verso il 7° mese schiacciato bene nella pappa; anche lo yogurt di soia 50 gr potrà essere inserito al posto di un pasto di legumi o successivamente nella merenda con aggiunta di frutta o frutta secca in purea.
Limone succo fresco 10 gocce.
 
Progressivamente introdurre fino a 10 gr al giorno di creme di sesamo, mandorle, girasole, zucca, nocciole, etc. Germe di grano in fiocchi un cucchiaino.
 
Utilizzare esclusivamente acque calciche anche per la cottura delle pappe.
 
Si raccomanda l'assunzione giornaliera di 2-3 gtt di vitamina B12 da 0 a 12 mesi. Nei mesi invernali si consiglia un integratore di vitamina D (3 mcg al dì).
Integratore di omega 3 da fonte algale fino al compimento del 3 anno di età.
 
È importante inserire un cibo nuovo ogni 3-5 giorni per testare un'eventuale reazione avversa da parte del bambino.
 
I cibi in grassetto si ritengono essere indispensabili per lo svezzamento del bambino vegano.
 
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Come è composto un pasto di Cecilia? Ecco una pappa di esempio:
In un litro di acqua calcica (es. Sangemini) faccio cuocere per circa un'ora una carota, una patata e una zucchina, rigorosamente biologiche. Tolgo le fibre, filtro con un passino e uso 220 ml di brodo per far cuocere 20 gr di stelline al farro con 10 gr di lenticchie rosse decorticate, precedentemente ammollate per 12 ore e poi lessate e frullate. Cotta la pasta aggiungo 2 cucchiaini di mandorle polverizzate, un cucchiaino di olio evo e 10 gocce di limone. Quando la pappa è tiepida aggiungo anche un cucchiaino di olio di semi di lino e l'integratore da fonte algale (il calore ne distrugge l'apporto di grassi omega-3).
Niente integratore di vitamina B12, invece, perché già presente nel mix di vitamine che la pediatra fa assumere, quotidianamente, alla bambina.

Parola

12:32:00
Parola era un cane dagli occhi grandi grandi e dagli occhiali tondi tondi. Chiacchierone dalla erre moscia abitava da solo in una malconcia biblioteca abbandonata. Circondato da volumi impolverati leggeva a più non posso: storie d’innamorati, di guerrieri, di battaglie. Come quella che aveva aperto grandi buchi nell’edificio in cui viveva. Forse per fargli vedere meglio le nuvole, pensava. Accucciato sulla sua voragine preferita, quella del quarto piano, trasmetteva a chissà chi e con voce solenne il contenuto dell’ultimo tomo. Era un’edizione molto vecchia di poesie, quelle di Prévert, che cantano l’amore. Sfogliata l’ultima pagina, ripose il libro e si commosse. Quei versi pieni di sentimento gli avevano portato alla mente la vita pulsante all’interno del palazzo. Quanti cuori avevano salito e sceso quelle scale. Quante ricerche, quanti titoli e quante frasi sussurrate in quelle stanze. Ma ora solo silenzio. Un silenzio inquietante che suonava come un temporale senza pioggia. Parola, sazio di solitudine, si congedò da quei mattoni spenti di vita e con un balzo promettente di futuro piombò in strada. Era davvero impaziente di condividere le sue tasche zeppe di vocali e consonanti. Sollevò gli occhiali tondi tondi, sgranò gli occhi grandi grandi e iniziò a guardare a destra e a sinistra, in basso e in alto: scorse solo macerie e distruzione, case senza giochi e giochi senza bambini. Il sole brillava su una città senza battito. L’amore si era estinto e Parola, per la prima volta, non aveva parole. Si ricordò allora di una conversazione. Quella fatta con Memmo, un bimbo dai capelli e dalle lentiggini rosse rosse. Gli raccontò che era entrato nel tempio del sapere per affittare un racconto illustrato, quello che la nonna gli leggeva ogni sera e che lui aveva perso. Parlava di un signore brontolone, di un pappagallo e di un bambino vispo vispo. Ma la favola, quel giorno, non era disponibile. Memmo allora rovistò nelle tasche, tirò fuori un gessetto e sul pavimento la disegnò. “Quando le cose vanno storte le raddrizzo con i miei gessetti”, gli disse. Parola seguì l’insegnamento di quel piccolo concentrato di saggezza. Rovesciò le sue tasche zeppe di vocali e consonanti e l’amore riprese a battere.

Cecilia goes vegan

12:27:00
«Ci sono giorni più giorni di altri. Il 12 febbraio 2015 ho scoperto che presto saresti arrivata. Il 12 marzo ho visto e ascoltato il tuo cuore. Il 5 luglio ho ricevuto il tuo primo calcio. Il 22 ottobre sei nata. Dopo un anno, tra un pizzicotto e l'altro, continuo ancora a ridere con le nuvole».

Il 12 febbraio scrissi questo post sul mio profilo Facebook. Dodici mesi prima un bip modificò radicalmente le nostre vite. Eravamo seduti sul letto quel giorno, fra le mani lo smartphone e un'eccitazione piena di speranza. Poi la posta elettronica tuona l'arrivo della mail coi risultati: il cuore mi esce dal petto e si incontra con quello di Alessandro. Eravamo due metà pulsanti, sudaticce e confuse, talmente confuse da non capire che il valore delle beta era altissimo. Invece ero incinta, incintissima e già avevo fame per due. Di pasta e polpette, soprattutto. Ma non erano voglie le mie, ma un'ansia mista ad adrenalina che mi spingeva verso i carboidrati e i grassi. Così, dopo neanche due mesi di gestazione, ho accumulato 6 kg di morbidezza. A parte il peso in eccesso, le caviglie grosse, l'insonnia, l'Herpes Zoster, una dermatite pruriginosa... ho avuto una bellissima gravidanza!

Nell'arco dei nove mesi ho letto e approfondito le tematiche legate all'alimentazione vegetale per i bambini: cinquant'anni di letteratura scientifica hanno dimostrato che il menù “etico” è consigliabile, per i suoi risvolti salutistici, a qualsiasi età. Per questo è stato naturale farlo adottare anche alla nostra bambina. Una decisione che non poteva non suscitare perplessità, sia in famiglia, sia fuori. «Imponete a vostra figlia le vostre scelte!», ci siamo sentiti ripetere spesso. Ma se ci pensate bene, mettendo da parte pregiudizi e luoghi comuni, anche chi estende la dieta mediterranea ai propri figli, impone un regime, una scelta, una preferenza. E pure una tradizione, certo. A volte si tramandano meccanicamente usi e costumi familiari, sociali, culturali senza rifletterci troppo, senza mettere nulla in dubbio, accettando in automatico valori, consuetudini, pratiche che magari con il tempo non ci rappresentano affatto. Ma non possiamo sottrarci ad essere noi stessi e per farlo dobbiamo allenarci a diventare, giorno dopo giorno, scelta dopo scelta, la persona che vorremmo, anzi che vogliamo essere. Insomma: occorre sovvertire gli schemi per non subire le certezze di altri, un esercizio di libertà che ci auguriamo metta in atto anche la nostra Cecilia.

Pochi giorni prima della nascita della bambina, in qualità di futuro “genitore vegan”, sono stata intervistata da Giorgia Lodato per il Quotidiano di Sicilia. Clicca qui l'articolo

mercoledì 22 giugno 2016

Burger di ceci

19:31:00
A causa di traumi infantili (la mensa scolastica è stata per me un incubo a occhi aperti...), non ho mangiato per anni né legumi, né purea di patate. Ho ripreso a farlo, in età adulta, quando dopo tre anni di dieta vegana mi sono costretta a farlo per evitare carenze di ferro e proteine. Sì, lo so, sono stata una sciagurata ma, vi assicuro, che ora li mangio tutti i sacrosanti giorni. Solo coi fagioli ho ancora un brutto rapporto ma, ne sono certa, prima o poi faremo pace. Coi ceci, invece, vado d'accordissimo. Li adoro nelle minestre, nelle insalate, nelle polpette, sui crostini e pure da soli con un pizzico di pepe, qualche goccia di limone e un cucchiaino di olio extra vergine di oliva.
Questa ricetta, invece, me l'ha proposta il destino: a casa avevo solo ceci, patate, pangrattato, prezzemolo, aglio, pepe nero e semi di sesamo. Una combinazione perfetta per infornare degli ottimi burger!

ingredienti
250 gr di ceci
125 gr di semi di sesamo
1 patata grande
pangrattato
prezzemolo
aglio
pepe nero
sale

difficoltà
facile

cottura
60 minuti

preparazione
30 minuti

Lessa in due pentole differenti la patata e i ceci (dopo averli tenuti in ammollo almeno 12 ore). Quando saranno pronti mettili nel mixer insieme all'aglio, il prezzemolo e un po' di pangrattato. A piacimento aggiungi sale e pepe e un trito grossolano di semi di sesamo. Io ho utilizzato delle formine per dare una forma speciale ai miei burger ma puoi modellarli anche semplicemente con le mani. Inforna a 180 gradi per circa 20 minuti e utilizza qualche foglia di prezzemolo per l'impiattamento. Buon appetito!

Biscotti alle mandorle

12:05:00
Uno tira l'altro. E soprattutto non occorre essere un grande pasticciere per realizzare questi gustosi pasticcini a base di mandorla, un alimento piccolo nelle dimensioni ma tanto grande per l'apporto nutrizionale di ferro, calcio e proteine. E poi il mandorlo in fiore è proprio uno spettacolo della natura!

ingredienti
150 gr di mandorle macinate finemente
70 gr di zucchero a velo
2 cucchiai di spremuta d'arancia
1 cucchiaino
buccia d'arancia grattugiata
mezzo bicchiere di latte di avena
mandorle intere

difficoltà
facile

cottura
20 minuti

preparazione
10 minuti

In una ciotola versa la farina di mandorle, lo zucchero a velo, il latte vegetale, il succo e la buccia d'arancia. Mescola gli ingredienti e se l'impasto risulta troppo liquido aggiungi altra farina. Dopo averlo fatto riposare per circa 3 ore, dai forma ai tuoi biscotti. Infornali a 180 gradi per 20 minuti e a metà cottura aggiungi una mandorla su ogni dischetto.

mercoledì 15 giugno 2016

domenica 12 giugno 2016

Tortino di miglio con pesto di lattuga e tofu

16:37:00
Il miglio è uno dei cereali che preferisco: alcalinizzante, di facile digestione, privo di glutine e ricco di minerali importanti (ferro, magnesio, fosforo, silicio), nonché di vitamine del gruppo A e B. Come altri cereali non apporta tutti gli aminoacidi essenziali e va quindi sempre abbinato a legumi o ad altre proteine vegetali. Ottimo addensante – grazie all'amido contenuto nel suo chicco – si presta a tanti manicaretti: polpette, polpettoni, crocchette e tortini come questi che ho cucinato, un piatto unico davvero delicato e nutriente.
 
ingredienti

per il tortino
1 bicchiere di miglio decorticato
2 tazze di brodo vegetale
sale

per il pesto
1 cespo di lattuga
125 gr di tofu naturale
1 patata lessa
olio
sale
peperoncino
aglio

per la guarnizione
pomodorini secchi
basilico

difficoltà
facile

cottura
30 minuti

preparazione
60 minuti

Fai cuocere per 30 minuti il miglio nel brodo vegetale e a cottura ultimata inforna nei pirottini per 30 minuti a 200 gradi. Mentre il forno cuoce gli sformatini (fagli fare una bella crosticina!) puoi preparare il pesto: trita il tofu, la patata e la lattuga insieme all'olio, sale, peperoncino e aglio a piacimento. Assaggia e aggiusta secondo i tuoi gusti. Con il composto ottenuto puoi creare il fondo su cui adagiare gli sformatini (lasciali raffreddare un po' prima di capovolgerli). I pomodorini secchi e il basilico fresco daranno il tocco finale a questo piatto, completo e leggero. Buon appettito!

domenica 5 giugno 2016

Luoghi comuni in polvere

19:14:00


In famiglia la mia scelta vegan è stata accolta con moderato turbamento. «Diventerai anemica!» profetizzò, col dito agitato, mia madre. Dopo una gravidanza e anni di dieta vegana non c’è stato ancora verso di far avverare la sua predizione allarmista: la mia salute è ancora di ferro! Ebbene sì, con un’alimentazione vegetale, bilanciata e variegata, si rischia una buona se non eccellente condizione fisica. 
Non vi nego che un tempo ignoravo completamente l’esistenza del seitan, del tempeh o del tahin e le mie nozioni circa gli apporti nutrizionali si limitavano al mio tallone d’Achille, i carboidrati. Visto che la disinformazione nutre i preconcetti e i preconcetti ingrassano l’ignoranza, fin da subito, mi sono messa a studiare, a fare ricerche, a confrontarmi con medici e vegani navigati. Questa personale indagine culturale/scientifica mi ha condotto attraverso dati ed esperienze al cambiamento radicale del menù e alla possibilità di argomentare, con cognizione di causa, il falso mito della «proteina nobile». In parole povere: alle domande ricorrenti dei fondamentalisti della cucina mediterranea, oggi, riesco a rispondere con un sorriso, un piatto prelibato e un’informazione verificata (chiamala se vuoi deformazione professionale…). 

Ecco le domande più frequenti in cui mi sono imbattuta in questi anni. Ho preferito risparmiarvi quelle sulle carote e cetrioli che soffrono… 

Ma non ti manca la carne? È stato difficile rinunciare?
Non ho rinunciato a nulla: ho semplicemente scelto di nutrirmi esclusivamente con cibi vegetali. Frutta, verdura, legumi dovrebbero comunque costituire l’80% degli alimenti consumati anche in una “sana” alimentazione onnivora. Il mio è stato un percorso graduale: latto-ovo-vegetariana per sei mesi e poi vegana per realizzare appieno l’equa tripletta etica/ambiente/salute. Io ho avuto l’opportunità di scegliere cosa mangiare, altri meno fortunati non hanno semplicemente l’opportunità di mangiare. La vita, purtroppo, non è democratica. 

Senza carne non rischi un'anemia?
No, perché tutto il ferro di cui ho bisogno si trova nei legumi, nella frutta e nelle verdure. Per aumentare gli introiti di ferro e migliorarne l’assimilazione seguo anche qualche piccolo accorgimento, tipo aggiungere un po’ di succo di limone a ogni pasto. 

Come sostituisci le proteine della carne?
I legumi possono apportare una grande dose proteica e, se uniti ai carboidrati (tipo una pasta e fagioli) riescono a fornire tutte le proteine di cui l’organismo necessita. E poi i grassi saturi della carne rossa provocano alti livelli di colesterolo (la maggiore causa di obesità e malattie cardiovascolari); i legumi, invece, ne sono privi. 

Ma il latte e latticini non sono indispensabili per il calcio? Non rischi ossa fragili?
No, perché lo trovo nelle verdure, nei cavolfiori e in tutti i tipi di cavolo, nelle verdure a foglia (eccetto spinaci e bieta), nelle mandorle, nei semi di sesamo, nei cereali integrali, nei legumi. Acquisto poi yogurt e bevande vegetali arricchite in calcio e bevo acque calciche. Diverse ricerche scientifiche hanno dimostrato che l'osteoporosi e le fratture ossee sono più diffuse tra le persone che consumano latticini e altri alimenti di origine animale e che una dieta ricca di frutta e verdura è legata ad una maggiore densità ossea. Se poi si considera che i formaggi, come le uova, sono sorgenti principali di grassi saturi e di colesterolo è chiaro che per la salute non sono un toccasana. 

Niente latte vaccino, carne, pesce e uova per tua figlia?
Ovvio. Non ho avuto il piacere di allattarla al seno se non per pochi giorni e quindi, oggi, Cecilia beve latte vegetale formulato e il suo svezzamento è vegan. D’altronde i cibi vegetali contengono tutti i nutrienti che occorrono alla sua crescita, sono salutari e prevengono diverse malattie. Non strabuzzate gli occhi: per la sua alimentazione io e il mio compagno ci siamo affidati alle competenze di una nutrizionista dell’ASP di Catania che lavora e lavorerà, di concerto, con la pediatra. Non è carino ma dovrei consigliarla anche alla mia vicina: le sue bimbe onnivore, 10 e 12 anni, sono obese. Ma ripeto, non è carino… 

Ma allora vegana pure in gravidanza?
Certo, ho seguito un'alimentazione equilibrata (vitamina B12 di sintesi batterica inclusa), ogni tanto ho ecceduto in carboidrati (pasta e pane io vi amo!) e lo sviluppo della bambina è stato esemplare. A 40+1 settimane ho partorito un capolavoro di 3,400 kg scoppiettante di vitalità e salute!

mercoledì 1 giugno 2016

Il buon vegano

17:58:00




Emaciati, anemici, tristi, divoratori di carotine e lattughine. Nell’immaginario collettivo i vegani sono degli zombi con frigoriferi malinconici e pasti senza gusto. Insomma persone strambe, che mangiano cose strambe, in continua lotta coi carnivori. D’altronde i media – forse per audience, forse per partito preso – contrappongono la dieta vegetale a quella onnivora fomentando, inutilmente, conflitti e pregiudizi alimentari. Battute ironiche che rasentano la derisione farciscono, per esempio, alcuni talk televisivi che affrontano in maniera approssimativa la filosofia vegan, una scelta (e non una moda) articolata, che merita un’indagine più ragionata e trattata su più fronti. Perché essere vegano non significa solo avere a cuore la qualità e la vita di tutte le specie. Significa aver valutato con coscienza critica l’eliminazione totale di alimenti, indumenti, saponi, detergenti, trucchi, medicine e altro che abbia a che fare non solo con lo sfruttamento degli animali ma, anche, delle risorse (non infinite) del nostro pianeta. Significa aver maggior riguardo per la salute e il proprio benessere fisico. Sensibili? Altruisti? Salutisti? Non sta a noi dirlo. Sicuramente non siamo indifferenti ad alcuni dati. A questi dati: per soddisfare il palato ogni anno nel mondo vengono uccisi circa 50 miliardi di animali; il 18% delle emissioni globali di gas serra (più del 14% prodotto dai trasporti) deriva dagli animali allevati; il 99% della carne prodotta proviene da allevamenti intensivi; il 70% della terra coltivabile del pianeta è destinato alla produzione; il 90% della soia e il 50% dei cereali prodotti sul pianeta sono utilizzati per produrre mangimi animali; per produrre 1 kg di carne bovina sono necessari oltre 15.000 litri di acqua contro i 1.300 per 1 kg di frumento; 1 hamburger distrugge 5 mq di foresta; sostituendo settimanalmente 1 kg di proteine animali con quelle vegetali si risparmiano circa 36 kg di CO2 prodotta dagli animali; la percentuale di obesità dei vegani va dal 5 al 20% in meno rispetto ai carnivori; si riduce del 50% la possibilità di avere un infarto e di sviluppare il diabete 2; 1 bambino su 10 è obeso.
Un fardello di cifre che dovrebbe far riflettere sul peso strategico delle nostre abitudini alimentari (non è sufficiente neanche essere vegetariani perché la richiesta di latte, uova e formaggi non azzera il problema della deforestazione, dello spreco delle risorse idriche, della fecalizzazione ambientale, dell’emissione di CO2, etc). Insomma, da ridere c’è ben poco, mentre molto possiamo fare per invertire la rotta.


Essere vegan è una scelta politica che parte, dunque, dalla tavola e che mette in discussione un’intera cultura, quella della cucina mediterranea, considerata dai più la dieta perfetta. Un’asserzione che, animalismo a parte, era condivisibile decenni fa, quando la carne era un secondo raro, genuino e non imbottito di farmaci, quando gli animali pascolavano liberi e il loro nutrimento era selezionato e non nocivo. Oggi invece mucche, maiali, galline, conigli e altri animali/pietanza vivono costretti in gabbia e torture brutali scandiscono la loro esistenza. È la dura legge dell’allevamento intensivo e di un interesse economico che fa compiere all’uomo, senza pietà alcuna, azioni disumane. Molte obiezioni che rendono scettici i cultori della «ciccia» sono legate proprio al suo indotto e alla crisi che potrebbe generare una virata mondiale al vegetale. Ma non è pensabile che il tutto avvenga simultaneamente o con la stessa velocità. A piccoli passi la riconversione e la riqualificazione di tutti gli attori del sistema potrebbe colorare di verde una nuova economia basata sul rispetto, sull’etica, sull’uguaglianza e sulla salute del pianeta e di tutti i suoi abitanti.
Nuovi e vecchi brand hanno già messo in atto questa piccola grande rivoluzione: gli scaffali dei supermercati si arricchiscono sempre più di prodotti vegetali (non sempre di qualità ma da qualche parte si deve pur iniziare…), la cui domanda in Italia è in graduale aumento. Il “Rapporto Italia 2016” di Eurispes rivela infatti che oggi si dichiarano vegani l’1% della popolazione (nel 2014 i vegani italiani erano lo 0,6%).
Ricapitolando: non campiamo di aria, né di verdure lessate; reperiamo in natura tutto quello di cui abbiamo bisogno, proteine comprese; mangiamo con grande appagamento; non facciamo distinzione fra animali domestici e da allevamento; abbiamo un’impronta ecologica più bassa e siamo in forma, il più delle volte. Sì, anche i vegani ingrassano! 

Postilla / Ci sono vegani e vegani, vegetariani e vegetariani, onnivori e onnivori. Un’alimentazione verde non implica necessariamente una predisposizione ambientalista o animalista, così come un ingordo di chianine e formaggi può aver scelto la bici come proprio mezzo di trasporto. Sebbene le circostanze non sempre lo consentano, io considero un buon vegano chi riesce a mixare l’etica con le pratiche virtuose.

Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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