sabato 2 novembre 2019

Dal Mato Grosso all'Africa: Soyalism documenta i danni della monocoltura di soia

15:40:00


Le grandi multinazionali dell'agribusiness, se potessero farlo, chiuderebbero pure la vecchia fattoria dello zio Tobia. Ci vuole spazio, sempre più spazio, per le monoculture del momento. Mentre la soia si inserisce in un ecosistema che non le appartiene, quello dell'Amazzonia, i contadini brasiliani (e non solo) vengono fatti fuori sistematicamente proprio come gli alberi della foresta pluviale. Nelle dinamiche dei potenti degli allevamenti intensivi la loro presenza risulta inutile. Tutto deve essere industrializzato, tutto deve essere finalizzato alla produzione di cibo per gli animali, tutto deve essere divorato, dai territori agli esseri viventi. Negli ultimi anni il PIL della Cina è cresciuto, così come la richiesta di carne di maiale. Quanti suini vengono allevati dai cinesi? Come vengono nutriti? Chi sceglie cosa devono mangiare? Il bellissimo documentario “Soyalism” (Elliot Films, 2018) di Enrico Parenti e Stefano Liberti – potete vederlo grazie a Doc 3 su RaiPlay cliccando qui proprio come ho fatto io – attraverso la voce di attivisti, ricercatori, scrittori e il supporto di un'efficace animazione grafica racconta tutto questo e molto di più. I tanti interessi economici dei pochi attori del “sistema” alimentare pervadono il viaggio dei due co-autori, un viaggio che parte dagli Stati Uniti e arriva in Cina, poi torna in America Latina e infine approda in Africa. Dall'alto di un elicottero “Soyalism” vola sulle piscine di feci nell'area costiera del North Carolina per poi scendere al piano (senza) terra dei contadini brasiliani, africani e cinesi schiacciati dallo strapotere e dall'integrazione verticale dei colossi della carne. In mezzo, anzi, di mezzo 70 miliardi di animali macellati, una biodiversità messa in crisi, un pianeta sempre più caldo e un cuore umano sempre più freddo.


domenica 4 agosto 2019

Barchette di zucchine con crema di anacardi

12:35:00


Abitare in una città di mare come Catania comporterebbe un'abbronzatura color cacao in agosto mentre la mia è più color anacardo sgusciato con guizzi di tintarella distratta e disegnata geometricamente sulle parti scoperte da un sole che cerca di baciarmi durante le passeggiate. Non sono una donna, ma un chiaroscuro involontario che tiene più alla vitamina D, meno all'effetto Carlo Conti. Così, mentre una buona parte di umanità si abbrustolisce in riva al mare, io mi illumino d'immenso davanti allo schermo del portatile per scrivervi una ricetta, leggera e gustosa, a base di sole, cuore e amore. 

ingredienti
4 zucchine
250 gr di anacardi (dopo averli tenuti in ammollo per 12 ore)
succo di 1 limone
5 cucchiai di acqua
pomodorini
olive nere
basilico
olio evo e sale q.b.

difficoltà
facile

Ho tagliato in due le zucchine, con un coltello ho poi creato delle cavità e le ho cotte in forno con poco olio e sale insieme a qualche pomodorino. Durante l'infornata ho risciacquato gli anacardi (sapete che, dopo i pistacchi, sono il tipo di frutta secca con più ferro, ben 6 mg/100g?) e li ho frullati per qualche minuto insieme al succo di limone, al sale e all'acqua. A cottura ultimata ho fatto raffreddare le zucchine e i pomodorini sulla leccarda. Infine ho farcito le "barchette" con la crema di anacardi e qualche oliva nera tagliata a fettine sottili. Spostate tutto nei piatti e prendete il largo grazie alla bontà!

lunedì 29 luglio 2019

FAGIOLINI / bene da sapere, buono da mangiare

10:11:00



Come si chiama il baccello non maturo del fagiolo phaseolus vulgaris? Fagiolino! Non tutti sanno che la famiglia delle leguminose include anche questo ortaggio, il più amato da mia figlia, che rispetto agli altri legumi contiene però meno calorie, proteine e carboidrati ma sicuramente più acqua.

I fagiolini sono:
1. disponibili in primavera e in estate
2. ricchi di fibre, sali minerali (soprattutto potassio) e vitamine
3. una fonte di calcio e silicio
4. utili nel contrastare l'invecchiamento cellulare
5. un ottimo alimento per i diabetici
6. diuretici perché ricchi di acqua
7. amici del cuore e della circolazione
8. consigliati in gravidanza perché ricchi di acido folico (vitamina B9)
9. benefici per gli occhi, la vista e la pelle
10. buoni di natura!

lunedì 11 marzo 2019

Verde fagiolella

14:56:00

Questa mattina ho appeso nella stanza di mia figlia la foto di Greta Thunberg. Voglio che Cecilia prenda ancora più confidenza con questo faccino pulito che si sta facendo carico dello sporco del mondo. Voglio che sia circondata da riferimenti positivi che la esortino prima a pensare, poi ad agire. Voglio che sappia che in qualsiasi istante e a qualsiasi età è possibile decidere cosa è bene e cosa non è per-bene. Voglio di-mostrarle che su alcune questioni fondamentali occorre prendere nette posizioni, che il grigio non è contemplato. O sei bianco o sei nero. O non sei credibile. E questo lo pensa anche Greta, lo pensa talmente tanto, che riesce persino a mettere in pausa il suo mutismo selettivo per salire sui palchi a parlare agli adulti (e degli adulti), ovvero a quelli che stanno «sputando» sul suo futuro e su quello del pianeta, proprio a quelli che sono diventati grigi, incoerenti e ingiustificabili.
Che due palle di mamma e quanta pesantezza per una bimba di 3 anni e mezzo, penserete voi! Forse avete ragione, anzi no. Perché io vi dico che con una merenda giocosa e le parole giuste è possibile raccontare ai figli di qualsiasi generazione storie belle, storie di brutture o storie di lotta come quella di Greta, attivista dalle bionde treccine e dai modi pacati, quella di Greta adolescente eppure eletta donna dell'anno nel suo paese perché capace di muovere le masse con discorsi di contenuto, quella di Greta vegana che avrebbe sicuramente apprezzato la fagiolella, una crema dal color nocciola fuori e cruelty free dentro, preparata da una mamma e da una figlia in un pomeriggio di chiacchiere senza mezze misure, fatto di ingredienti verdi e opportunità di cambiamento.

ingredienti
240 gr di fagioli cannellini già pronti
100 gr di nocciole
80 gr di zucchero di canna
30 gr di cacao amaro
50 gr di cioccolato fondente
latte di soia q.b.

difficoltà
facile

Dopo aver sminuzzato le nocciole con il coltello, giusto per non dire addio al mio piccolo robot da cucina, ho sciolto il cioccolato fondente con il latte di soia (potete usare naturalmente quello che preferite). Ho poi frullato insieme tutti gli ingredienti aggiungendo un po' di latte per rendere il composto della consistenza giusta. E ta-daaaaa! Ecco a voi una crema di nocciole talmente buona che non solo vi farà dimenticare i cannellini, ma non riuscirete più a smettere di spalmarla sul pane o di leccarla via dal cucchiaio. Parola di Cecilia!



venerdì 8 marzo 2019

8 marzo 2019

12:07:00

Sono cresciuta in una famiglia all'antica con figlie dotate di corredo, dove la virilità non era di certo un apostrofo rosa fra le parole «l'uomo», dove i sogni erano in bianco ai piedi di un altare e dove l'unico desiderio concesso era la maternità. Conservatori sì, aperti pure. E per fortuna. Certo, io ero quella strana che alla bionda Barbie preferiva giocare con i Lego, che alle gonne preferiva i pantaloni, che il cielo non l'ha mai visto a metà – se per questo neanche la mela – e che si è sempre sentita parte di un intero, anche quando dentro si sentiva a pezzetti, che ha desiderato prima se stessa e poi il grembo, che conserva, sì, ma i ricordi. Quei ricordi che ogni tanto apro a mia figlia e che oggi, mano nella mano al papà, prima di andare a scuola mi ha detto «Buona Festa della Donna, mamma». Le ho sorriso e ho pensato ai miei Lego, alla fortezza che potrei costruire per proteggere l'innocenza di quelle labbra, il candore di quello sguardo, la spontaneità dei suoi pensieri. Ma a costruire muri, si sa, si perde soltanto. Meglio un ponte, magari diretto su nuvolette tinte di tramonto come confetti rosa o azzurri come il mare dipinto di libertà.

mercoledì 6 marzo 2019

Sushi all'economia circolare

16:08:00


Raramente mi capita di buttare cibo. Io riciclo tutto: il riso del giorno prima, le cime di rapa del giorno dopo, la crosta avanzata del pane del giorno che ancora deve esaurirsi. Così per magia viene fuori il piatto che non ti aspetti, una specie di sushi non sushi, di sformatino non sformatino che delizia tutti, papà, madre e figlia che, per inciso, solo di recente ha fatto pace con le verdure! Prima di gettare qualcosa nella pattumiera fermati un istante, solo uno, e pensa a quello che potrebbe diventare. Solo così potrai venire meno a dei dati impietosi che vogliono gli italiani spreconi di materie prime e non solo: con i 15 miliardi di euro in cibo che ogni anno finiscono nella spazzatura, potremmo sfamare 44 milioni di persone! Basta un istante, insomma, per essere distante. Basta una vita per essere un attimo. E basta un attimo per cantare ancora la Berté! 

ingredienti
riso
cime di rapa
olive nere
crosta del pane o pangrattato
erbe aromatiche

difficoltà
facile

Per il mio sushi vegan ho utilizzato dei piccoli stampi per dare una forma circolare al riso avanzato (in alternativa puoi usare anche del couscous) a cui ho aggiunto erba cipollina e foglioline di menta tagliate non troppo finemente. Poi ho modellato con le dita il riso così da fare spazio al centro alle cime di rapa saltate con olive nere e pangrattato fatto in casa. Una ricetta super veloce che può essere utile per uno sfizioso antipasto o per un primo piatto leggero.

venerdì 22 febbraio 2019

CAVOLFIORE / bene da sapere, buono da mangiare

10:22:00

Io adoro i cavolfiori! Da novembre a marzo ne mangio tantissimi. Fanno bene alla salute e sono molto versatili in cucina. Di seguito tante ottime ragioni per mangiarlo!


Il cavolfiore è:
1. ricco di minerali e vitamine
2. utile nella lotta ai tumori
3. amico del cuore e della pressione arteriosa
4. un alimento antiossidante e antinfiammatorio
5. un depurativo intestinale
6. utile in caso di diabete
7. una buona fonte di acido folico
8. fa bene allo stomaco
9. migliora la qualità della pelle
10. buono di natura!

giovedì 31 gennaio 2019

Chi inquina non piglia pesci

13:23:00


Più l'estate incalza, più si cerca di smaltire il grasso in eccesso. Corsette al parco, detox, digiuni, massaggi. Nulla di grave, per carità, nel volersi bene. Ma il bene narciso, quello innamorato solo di se stesso e poco, o niente, di quello che lo circonda, resta un bene sterile che non dà frutti perché nulla condivide e nulla costruisce. Se questa generazione di umani dalle sopracciglia ad ali di gabbiano – come quella precedente e quella precedente ancora e così via a ritroso nel tempo – avesse solo investito una piccola percentuale della propria vita fatta più di immagine che di sostanza, più di in forma io mentre deformo il resto e chi se ne frega, questo posto chiamato Terra, composto perlopiù d'acqua, sarebbe ancora più ospitale, più verde, più buono da respirare, più sano da mangiare, più salubre da navigare. Oggi fare due bracciate in mare significa scambiare buste di plastica per meduse. Significa nuotare tra rifiuti marini che in realtà arrivano in gran parte dalla terraferma. Significa venire a contatto con liquidi di dubbia provenienza scaricati abusivamente. Significa mettere a repentaglio la salute del mare e dei suoi abitanti. Significa non permettere alle ali di gabbiano, quelle vere, di muoversi, di volare, di nutrire i propri piccoli perché intrappolate nelle reti abbandonate dai pescatori. Significa che alle spiagge, della nostra prova bikini, importa ben poco soprattutto quando il sodo sederino resta seduto e la raccolta differenziata resta una pratica virtuosa, sì, ma di qualcun altro.
Giocattoli, pezzi di ombrellone, piatti, bottiglie e flaconi di plastica di varia natura, esche, lenze, mozziconi di sigaretta, lattine, persino assorbenti. Sulle nostre spiagge c'è tutta la superficialità umana. Non è un caso che nelle zone di mare densamente abitate e maggiormente frequentate dai turisti l'inquinamento sia molto elevato e che il brutto, sebbene si provi a insabbiarlo, non solo riemerge ma addirittura affonda nelle nostre acque. Ecco allora cavallucci marini a braccetto con cotton fioc, tartarughe e foche intrappolate nel nylon, capodogli e balene con stomaci pieni di bottiglie, bicchieri, infradito. Perché dal bagnasciuga agli abissi gli scarti umani viaggiano che è una bellezza. Il vento e le correnti trascinano tutto inconsciamente e incondizionatamente. Quello che getti alla Playa di Catania potrebbe rimpinzare il Great Garbage Patch (l’isola di rifiuti nell'Oceano Pacifico formatasi a partire dagli anni cinquanta) o offrire l'ultimo pasto a un delfino affamato qualche onda un po' più in là. Quello che getti alla Playa di Catania può galleggiare in mare per anni, decenni, secoli. Perché tra i rifiuti più bastardi e onnipresenti c'è pure la plastica, da sola ne rappresenta il 95%, che è stata creata per durare e purtroppo dura, dura eccome. Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica, ripeto 8 milioni di tonnellate, finiscono negli oceani del mondo e, ad oggi, si stima che via siano più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani. L'Italia è il terzo paese più inquinante tra quelli che si affacciano sul Mediterraneo: il Belpaese riversa in mare una media di 90 tonnellate. Il 40% della plastica europea è destinato agli imballaggi e si trasforma in 16,7 milioni di tonnellate di rifiuti.



Più del grasso in eccesso dovremmo quindi occuparci dello smaltimento delle nostre brutte abitudini. Più delle calorie dovremmo preoccuparci di quel calore umano che tutto dovrebbe avvolgere. Più delle taglie dovremmo misurare la nostra impronta ecologica. Perché se sta mano po esse fero e po esse piuma, oggi più che mai deve esse piuma. È infatti oramai assodato che il riciclo non sia più sufficiente. Occorre ridurre i consumi, cercare alternative ai materiali più dannosi per l'ambiente e cambiare prospettiva prima che le funeste prospettive ci inghiottano negli abissi di un mare senza pesci.
Avrei molto altro da scrivere e molto altro da condividere ma la maestra mi chiama: Cecilia ha preso un virus come 3/4 della sua classe. La temperatura sale e non sono quella del pianeta!

Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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