lunedì 16 novembre 2020

Avocado dei paesi tuoi

12:45:00

La parola appartiene non solo alle persone. Gli alimenti raccontano il passato, il presente e il futuro di luoghi, habitat, comunità. Ci riferiscono dettagli sui terreni, sulle temperature, sull'acqua impiegata per nutrirli, sulla qualità dell'aria, sul sudore di chi si è chinato per raccoglierli o elevato per afferrarli. Dietro ogni frutto, talvolta, c'è una storia dalla sceneggiatura contorta e dal finale tutt'altro che lieto (ma noi crediamo nelle svolte da premio Oscar, giusto?).

Così anche quando si parla di “superfood” dovremmo porci qualche domanda: da dove provengono? Che tipo di impatto hanno sul territorio, sulle persone, sugli animali? Sì, perché i loro poteri supernutrizionali non li proteggono affatto dalle speculazioni del mercato o dallo sfruttamento generale di risorse ed essere viventi.

È il caso dell'avocado, tanto buono tanto bello tanto instagrammabile, che piace talmente a tutti che il mercato lo ha reso ancora più super: il suo giro d'affari è straordinario e la pandemia sembra non averlo messo in crisi. Anzi, il contrario. Tra gli ingredienti più ordinati a domicilio, registrando un incremento del +25% nel delivery di piatti c'è proprio lui, Super Avocado: nell'ultimo anno ne sono stati ordinati oltre 45 tonnellate in Italia, soprattutto nelle grandi città di Roma e Milano.


L'avocado fa gola non solo ai golosi. Il boom mondiale di questo frutto dalla polpa verde, ipercalorico ma ottimo antiossidante, ha scatenato in Messico gli appetiti dei cartelli della droga: per l'oro verde sono state uccise persone, il mercato ortofrutticolo è stato stravolto così come l'ambiente. In Cile la situazione non è molto diversa: contadini e territori sfruttati, fiumi e falde acquifere prosciugati, abitanti senza acqua diventata un bene di mercato soggetto a proprietà privata. Danni per tutti, tranne per le tasche dei grandi imprenditori agricoli.

A questa narrativa di soprusi è possibile mettere un punto indossando il mantello del super consumatore che si fa domande, che cerca risposte ed alternative, che sceglie frutta o verdura di stagione e a chilometro zero, che fa spesa consapevole ma non alle spese del pianeta e dei suoi abitanti.

Solo così avremo quella virata che ci consegnerà l'epilogo felice tanto atteso. A volte per essere straordinari basta un like al consumo giusto. Magari fatto sul sito di un'azienda agricola che produce avocado tra le pendici dell’Etna e il mar Ionio.

sabato 14 novembre 2020

Gentile Amico

16:24:00


Per la Giornata della Gentilezza avrei voluto proporvi due albi illustrati che ho amato fin dalla prima lettura: “Lupo e Orsa”, scritto e illustrato da Daniel Salmieri per la casa editrice Il Castoro e “Cappuccino e Cappuccetto” con testo di Fulvia Degl'Innocenti e illustrazioni di Sonia Saba per Terra Nuova Edizioni. Avrei voluto, dicevo, ma l'orologio del tempo ha spostato le lancette della scrittura ad oggi, in questo sabato qualunque, un sabato italiano dalle temperature garbate e dalle mascherine distratte.

Il lupo e l'orsa di Salmieri appartengono alla poesia del bosco e ai piccoli miracoli della natura che li avvolge. Sono entrambi a passeggio in una nottata dal bianco scintillante. Vengono da parti opposte, non condividono la stessa tana e lo stesso destino, ma entrambi si fiutano da lontano. Si scorgono e si riconoscono nelle differenze sotto un bellissimo cielo che rilascia fiocchi di neve. Il libro racconta questo incontro da due angolature, da due musi distinti, da due giovani creature fatte per stare bene al freddo e al gelo. E in questo faccia a faccia dal naso lucido e nero il ghiaccio della diffidenza, della difensiva e dell'attacco si frantuma all'istante. Il cammino di Orsa e Lupo non è più solitario, le orme sono parallele, gli odori e le sensazioni condivise. Una civetta assiste al miracolo dell'amicizia che può tutto e che resiste alle varie stagioni della vita. Dopo il letargo i paesaggi non saranno più gli stessi, il bianco lascerà spazio a nuovi colori, il verde risveglierà il bosco e i suoi abitanti. Ma l'incanto dell'amicizia si rinnoverà ancora, lì dove tutto è nato, fra la saggezza degli alberi e la geografia dei cuori.






Cappuccino e Cappuccetto” è invece un libro che si capovolge letteralmente. La storia del cappuccetto rosso più famoso del mondo viene riscritta, mentre le meraviglie del bosco restano le stesse. È qui che tutto cambia, è qui che il pregiudizio e la retorica della paura prendono un altro verso. Ai suoi margini vivono due “cuccioli”, entrambi hanno un dolce da consegnare alla nonna, entrambi sono stati allertati sui pericoli e sulle insidie del tragitto. A metà strada, lontani dall'estremo nord e dall'estremo sud del bosco, Cappuccetto e Cappuccino, curiosi di tutto e di tutti, si abbandoneranno alla scoperta e al gioco. Così, il lupacchiotto dal pelo color caffellatte e la bambina dalla mantellina sgargiante, finiranno per perdersi. Nel mezzo della foresta però non vi è traccia né di lupi cattivi, né di cacciatori crudeli. I due, come Orsa e Lupo, si ritroveranno nel valore dell'amicizia e insieme faranno strada.

Collegamenti utili

www.editriceilcastoro.it/libri/lupo-e-orsa-2/

www.terranuovalibri.it/libro/dettaglio/fulvia-deglinnocenti/cappuccino-e-cappuccetto



mercoledì 11 novembre 2020

Pasticcio di verdure esistenziali

11:49:00

Vi capitano mai quei momenti in cui vi sentite un pasticcio goffo e incompreso? Vi siete mai trovati a camminare in questa vita più smarriti del solito senza punti cardinali d'appoggio? È come sentirsi un mare infranto, colmo di tutto e di niente, senza onde e sirenette che vi facevano sognare. In questi mesi sono naufragata, ho perso la rotta. Mi sono rotta. Non so dare un nome a questo viaggio negli abissi. La luce era ed è troppo fioca per leggerne le lettere, le sillabe, la grammatica.

Nuotare senza pezzi di te non è facile. A tratti galleggi, a tratti bevi, a tratti soffochi. E quando riemergi inizi a tenere il conto di queste bracciate contro la gravità che ti afferrano sott'acqua ciclicamente, che ti inondano e ti tolgono il respiro. Mi manco. Mi manca la Vanessa che andava a scuola, il candore degli occhi che non sanno, le piccole mani che seminano fiducia. Mi manca un mondo che non ho mai conosciuto, dal cuore straniero come il mio.

Il silenzio mi appartiene tanto quanto il caos. Ho i capelli in disordine, i pensieri pure. Eppure non emetto suono. Sono un'orchestra stonata per un pubblico di sordi. Parlo tanto quanto so nuotare, poco e male, svogliata e senza stile. Preferisco tacere, preferisco annegare. Come una bambola di ceramica caduta dalla mani di un bambino in una pozza di fango do i numeri quanti sono i cocci e divento pure materia per i matematici. Vorrei essere un'espressione semplice ma sono un parto travagliato. Mi spingo in superficie ma poi sprofondo. Così mi ritrovo ancora sporca, bagnata. Esausta.

Bracciata dopo bracciata, spinta dopo spinta ritrovo la bussola. Con la colla rimetto in ordine e fischietto una nuova sinfonia. Il mio cuore straniero canta e sogna nuovamente fanciulle pinnate. Con un colpo di coda intavolo allora il mio pasticcio esistenziale di verdure, brutto sì, ma così buono a darsi nuove possibilità di approdo, di ripartenze, di rinascite. Di perdono.


ingredienti

1 sfoglia salata pronta

5 patate medie

4 cucchiai di olio d'oliva

1 cipolla media

2 spicchi d'aglio

2 gambi di sedano

175 g di mais

150 g di broccoli

2 carote

75 g di funghi

1 tazza di ceci

20 g di prezzemolo fresco

1 cucchiaino di timo essiccato

1 cucchiaino di rosmarino essiccato

1 rametto di rosmarino fresco

1 rametto di timo fresco

sale e pepe a piacere

2 cucchiai di farina

480 ml di brodo vegetale

15 g di lievito alimentare

2 cucchiai di latte di soia


procedimento

Ho cotto le patate in acqua bollente per 10-15 minuti e preriscaldato il forno a 180° C. Dopo aver testato che le patate fossero morbide le ho scolate, divise in due ciotole per poi schiacciarne metà con la forchetta, il resto è stato tagliato in cubetti. Dopo aver rosolato cipolla e aglio in 2 cucchiai di olio d'oliva ho aggiunto e mescolato il sedano, il mais, i broccoli, la carota, i funghi, i ceci, il prezzemolo, il timo e il rosmarino essiccato e fresco, sale e pepe. Le verdure hanno cucinato a fuoco medio per circa 15 minuti (non dovranno essere tenere troppo tenere a fine cottura). Prima di cospargere la farina sulle verdure ho rimosso i rametti di rosmarino e timo. Ho poi aggiunto metà del brodo e il lievito alimentare. Dopo una bella mescolata ho versato il brodo rimanente e cucinato per circa 2 minuti continuando a rimestare. Ho poi incorporato le patate schiacciate e quelle in cubetti. Ho messo tutto il composto in una pirofila da 23 cm. In una piccola ciotola ho aggiunto 2 cucchiai di olio d'oliva e 2 cucchiai di latte di soia per poi spennellare i bordi della pirofila.  Ho coperto il pasticcio con una sfoglia già pronta, l'ho spennellato con l'olio e il latte e infornato per 45 minuti.

sabato 2 novembre 2019

Dal Mato Grosso all'Africa: Soyalism documenta i danni della monocoltura di soia

15:40:00


Le grandi multinazionali dell'agribusiness, se potessero farlo, chiuderebbero pure la vecchia fattoria dello zio Tobia. Ci vuole spazio, sempre più spazio, per le monoculture del momento. Mentre la soia si inserisce in un ecosistema che non le appartiene, quello dell'Amazzonia, i contadini brasiliani (e non solo) vengono fatti fuori sistematicamente proprio come gli alberi della foresta pluviale. Nelle dinamiche dei potenti degli allevamenti intensivi la loro presenza risulta inutile. Tutto deve essere industrializzato, tutto deve essere finalizzato alla produzione di cibo per gli animali, tutto deve essere divorato, dai territori agli esseri viventi. Negli ultimi anni il PIL della Cina è cresciuto, così come la richiesta di carne di maiale. Quanti suini vengono allevati dai cinesi? Come vengono nutriti? Chi sceglie cosa devono mangiare? Il bellissimo documentario “Soyalism” (Elliot Films, 2018) di Enrico Parenti e Stefano Liberti – potete vederlo grazie a Doc 3 su RaiPlay cliccando qui proprio come ho fatto io – attraverso la voce di attivisti, ricercatori, scrittori e il supporto di un'efficace animazione grafica racconta tutto questo e molto di più. I tanti interessi economici dei pochi attori del “sistema” alimentare pervadono il viaggio dei due co-autori, un viaggio che parte dagli Stati Uniti e arriva in Cina, poi torna in America Latina e infine approda in Africa. Dall'alto di un elicottero “Soyalism” vola sulle piscine di feci nell'area costiera del North Carolina per poi scendere al piano (senza) terra dei contadini brasiliani, africani e cinesi schiacciati dallo strapotere e dall'integrazione verticale dei colossi della carne. In mezzo, anzi, di mezzo 70 miliardi di animali macellati, una biodiversità messa in crisi, un pianeta sempre più caldo e un cuore umano sempre più freddo.


domenica 4 agosto 2019

Barchette di zucchine con crema di anacardi

12:35:00


Abitare in una città di mare come Catania comporterebbe un'abbronzatura color cacao in agosto mentre la mia è più color anacardo sgusciato con guizzi di tintarella distratta e disegnata geometricamente sulle parti scoperte da un sole che cerca di baciarmi durante le passeggiate. Non sono una donna, ma un chiaroscuro involontario che tiene più alla vitamina D, meno all'effetto Carlo Conti. Così, mentre una buona parte di umanità si abbrustolisce in riva al mare, io mi illumino d'immenso davanti allo schermo del portatile per scrivervi una ricetta, leggera e gustosa, a base di sole, cuore e amore. 

ingredienti
4 zucchine
250 gr di anacardi (dopo averli tenuti in ammollo per 12 ore)
succo di 1 limone
5 cucchiai di acqua
pomodorini
olive nere
basilico
olio evo e sale q.b.

difficoltà
facile

Ho tagliato in due le zucchine, con un coltello ho poi creato delle cavità e le ho cotte in forno con poco olio e sale insieme a qualche pomodorino. Durante l'infornata ho risciacquato gli anacardi (sapete che, dopo i pistacchi, sono il tipo di frutta secca con più ferro, ben 6 mg/100g?) e li ho frullati per qualche minuto insieme al succo di limone, al sale e all'acqua. A cottura ultimata ho fatto raffreddare le zucchine e i pomodorini sulla leccarda. Infine ho farcito le "barchette" con la crema di anacardi e qualche oliva nera tagliata a fettine sottili. Spostate tutto nei piatti e prendete il largo grazie alla bontà!

lunedì 29 luglio 2019

FAGIOLINI / bene da sapere, buono da mangiare

10:11:00



Come si chiama il baccello non maturo del fagiolo phaseolus vulgaris? Fagiolino! Non tutti sanno che la famiglia delle leguminose include anche questo ortaggio, il più amato da mia figlia, che rispetto agli altri legumi contiene però meno calorie, proteine e carboidrati ma sicuramente più acqua.

I fagiolini sono:
1. disponibili in primavera e in estate
2. ricchi di fibre, sali minerali (soprattutto potassio) e vitamine
3. una fonte di calcio e silicio
4. utili nel contrastare l'invecchiamento cellulare
5. un ottimo alimento per i diabetici
6. diuretici perché ricchi di acqua
7. amici del cuore e della circolazione
8. consigliati in gravidanza perché ricchi di acido folico (vitamina B9)
9. benefici per gli occhi, la vista e la pelle
10. buoni di natura!

lunedì 11 marzo 2019

Verde fagiolella

14:56:00

Questa mattina ho appeso nella stanza di mia figlia la foto di Greta Thunberg. Voglio che Cecilia prenda ancora più confidenza con questo faccino pulito che si sta facendo carico dello sporco del mondo. Voglio che sia circondata da riferimenti positivi che la esortino prima a pensare, poi ad agire. Voglio che sappia che in qualsiasi istante e a qualsiasi età è possibile decidere cosa è bene e cosa non è per-bene. Voglio di-mostrarle che su alcune questioni fondamentali occorre prendere nette posizioni, che il grigio non è contemplato. O sei bianco o sei nero. O non sei credibile. E questo lo pensa anche Greta, lo pensa talmente tanto, che riesce persino a mettere in pausa il suo mutismo selettivo per salire sui palchi a parlare agli adulti (e degli adulti), ovvero a quelli che stanno «sputando» sul suo futuro e su quello del pianeta, proprio a quelli che sono diventati grigi, incoerenti e ingiustificabili.
Che due palle di mamma e quanta pesantezza per una bimba di 3 anni e mezzo, penserete voi! Forse avete ragione, anzi no. Perché io vi dico che con una merenda giocosa e le parole giuste è possibile raccontare ai figli di qualsiasi generazione storie belle, storie di brutture o storie di lotta come quella di Greta, attivista dalle bionde treccine e dai modi pacati, quella di Greta adolescente eppure eletta donna dell'anno nel suo paese perché capace di muovere le masse con discorsi di contenuto, quella di Greta vegana che avrebbe sicuramente apprezzato la fagiolella, una crema dal color nocciola fuori e cruelty free dentro, preparata da una mamma e da una figlia in un pomeriggio di chiacchiere senza mezze misure, fatto di ingredienti verdi e opportunità di cambiamento.

ingredienti
240 gr di fagioli cannellini già pronti
100 gr di nocciole
80 gr di zucchero di canna
30 gr di cacao amaro
50 gr di cioccolato fondente
latte di soia q.b.

difficoltà
facile

Dopo aver sminuzzato le nocciole con il coltello, giusto per non dire addio al mio piccolo robot da cucina, ho sciolto il cioccolato fondente con il latte di soia (potete usare naturalmente quello che preferite). Ho poi frullato insieme tutti gli ingredienti aggiungendo un po' di latte per rendere il composto della consistenza giusta. E ta-daaaaa! Ecco a voi una crema di nocciole talmente buona che non solo vi farà dimenticare i cannellini, ma non riuscirete più a smettere di spalmarla sul pane o di leccarla via dal cucchiaio. Parola di Cecilia!



venerdì 8 marzo 2019

8 marzo 2019

12:07:00

Sono cresciuta in una famiglia all'antica con figlie dotate di corredo, dove la virilità non era di certo un apostrofo rosa fra le parole «l'uomo», dove i sogni erano in bianco ai piedi di un altare e dove l'unico desiderio concesso era la maternità. Conservatori sì, aperti pure. E per fortuna. Certo, io ero quella strana che alla bionda Barbie preferiva giocare con i Lego, che alle gonne preferiva i pantaloni, che il cielo non l'ha mai visto a metà – se per questo neanche la mela – e che si è sempre sentita parte di un intero, anche quando dentro si sentiva a pezzetti, che ha desiderato prima se stessa e poi il grembo, che conserva, sì, ma i ricordi. Quei ricordi che ogni tanto apro a mia figlia e che oggi, mano nella mano al papà, prima di andare a scuola mi ha detto «Buona Festa della Donna, mamma». Le ho sorriso e ho pensato ai miei Lego, alla fortezza che potrei costruire per proteggere l'innocenza di quelle labbra, il candore di quello sguardo, la spontaneità dei suoi pensieri. Ma a costruire muri, si sa, si perde soltanto. Meglio un ponte, magari diretto su nuvolette tinte di tramonto come confetti rosa o azzurri come il mare dipinto di libertà.

Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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