lunedì 5 marzo 2018

L'ABC delle coscienze


Per anni mi sono occupata di arti visive e ne ho affidato il racconto alla parola scritta. Non ho mai vissuto l'Arte come un bene economico, ma le ho sempre dato un grande, grandissimo, valore. Romantico e passionale per lo più. Di lotta e di confronto/scontro/conforto per lo meno. Perché quando un'opera attraversa la tua epidermide può guarirti o incalzare le tue debolezze, può interrogare i tuoi sensi di colpa, può rispondere a delle urgenze, può esorcizzare le bruttezze del mondo, può anticiparne i tempi o decodificarne degli altri (dentro di te o fuori di te), può spingerti alla riflessione, alla critica, al superamento, al miglioramento o all'annullamento. L'Arte è potente in tutte le sue forme e con tutti i suoi mezzi. Sono Gina Pane, Lucio Dalla, Erri De Luca, Andrea Pazienza, Sorrentino. Sono Caravaggio, i Pearl Jam, Gillo Dorfles, Mozart, Bjork. Sono Alda Merini, Zaha Hadid, Bufalino, Gianni Rodari. Sono Pina Bauch, Frida Khalo, Joseph Beuys, Stanley Kubrick, Charlie Chaplin, gli Afterhours. Sono i fotografi di reportage che ci restituiscono i drammi delle guerre e la bellezza della pace. Sono gli illustratori per i libri d'infanzia e l'infanzia persa dagli illustratori satirici. Sono gli autori dalle penne felici in giornate infelici. Sono i versi sgangherati di poeti ancora più sgangherati. Sono le mani degli scultori, i piedi delle etoile, il sangue dei perfomer. Ma sono anche chi cerca di rendere questo pianeta, un pianeta migliore. Sono gli ambientalisti che lottano contro il cemento e piantano alberi, sono i volontari con l'obbligo personale di umanità, sono gli antispecisti che lottano contro gli allevamenti intensivi e piantano semi. E sono chi crede nel pensiero che diventa azione e nell'azione che genera pensiero. Ognuno col proprio stile, ognuno con la propria cifra, ognuno con la propria sensibilità può condurre alla conoscenza e/o alla costruzione di nuovi orizzonti etici e culturali. Io, nella vita e per questo blog, ho scelto l'ironia per affrontare il negativo e il positivo per raccontare il suo polo opposto. Forse per questo ho amato da subito la “con/figur/azione” dell'Abbecedario degli Animali, un libro che nasce da una ricerca di Dottorato in Sociologia della Comunicazione e Scienze dello Spettacolo di Alessandro Fiori, e che con il contributo prezioso di Safarà Editore e dell'associazione animalista Essere Animali, coniuga perfettamente la potenza evocativa dell'immagine alla verità oggettiva di dati e comportamenti. Un bel progetto editoriale che, dalla A alla Z, accompagna il lettore senza supponenza e giudizio alcuno, all'interno di un alfabeto di pratiche di sofferenza a cui gli animali sono sottoposti. Il linguaggio semplice e diretto delle illustrazioni a sinistra, si riflette nell'essenzialità e nella brevità dei testi a destra: tutto vola basso, pure la palette colore, ma senza scardinare qualità e contenuto. Perché questo ABC non sbraita, non urla il dolore acquisito durante le centinaia di investigazioni e scoperte degli attivisti. Come tutti gli ABC parte dall'inizio, dalla verità sostanziale dei fatti, e ci invita a ricordare quello che a volte dimentichiamo, la nostra coscienza.

Abbecedario degli animali
A cura di Alessandro Fiori
Illustratori (Chiara Blumer, Eugenia Ciamitarro, Giovanni Frasconi, Alessandra Omboni, Nadia Pillon, Davide Bart. Salvemini, Rosita Uricchio) 
Safarà Editore

  

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Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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