lunedì 11 marzo 2019

Verde fagiolella

14:56:00

Questa mattina ho appeso nella stanza di mia figlia la foto di Greta Thunberg. Voglio che Cecilia prenda ancora più confidenza con questo faccino pulito che si sta facendo carico dello sporco del mondo. Voglio che sia circondata da riferimenti positivi che la esortino prima a pensare, poi ad agire. Voglio che sappia che in qualsiasi istante e a qualsiasi età è possibile decidere cosa è bene e cosa non è per-bene. Voglio di-mostrarle che su alcune questioni fondamentali occorre prendere nette posizioni, che il grigio non è contemplato. O sei bianco o sei nero. O non sei credibile. E questo lo pensa anche Greta, lo pensa talmente tanto, che riesce persino a mettere in pausa il suo mutismo selettivo per salire sui palchi a parlare agli adulti (e degli adulti), ovvero a quelli che stanno «sputando» sul suo futuro e su quello del pianeta, proprio a quelli che sono diventati grigi, incoerenti e ingiustificabili.
Che due palle di mamma e quanta pesantezza per una bimba di 3 anni e mezzo, penserete voi! Forse avete ragione, anzi no. Perché io vi dico che con una merenda giocosa e le parole giuste è possibile raccontare ai figli di qualsiasi generazione storie belle, storie di brutture o storie di lotta come quella di Greta, attivista dalle bionde treccine e dai modi pacati, quella di Greta adolescente eppure eletta donna dell'anno nel suo paese perché capace di muovere le masse con discorsi di contenuto, quella di Greta vegana che avrebbe sicuramente apprezzato la fagiolella, una crema dal color nocciola fuori e cruelty free dentro, preparata da una mamma e da una figlia in un pomeriggio di chiacchiere senza mezze misure, fatto di ingredienti verdi e opportunità di cambiamento.

ingredienti
240 gr di fagioli cannellini già pronti
100 gr di nocciole
80 gr di zucchero di canna
30 gr di cacao amaro
50 gr di cioccolato fondente
latte di soia q.b.

difficoltà
facile

Dopo aver sminuzzato le nocciole con il coltello, giusto per non dire addio al mio piccolo robot da cucina, ho sciolto il cioccolato fondente con il latte di soia (potete usare naturalmente quello che preferite). Ho poi frullato insieme tutti gli ingredienti aggiungendo un po' di latte per rendere il composto della consistenza giusta. E ta-daaaaa! Ecco a voi una crema di nocciole talmente buona che non solo vi farà dimenticare i cannellini, ma non riuscirete più a smettere di spalmarla sul pane o di leccarla via dal cucchiaio. Parola di Cecilia!



venerdì 8 marzo 2019

8 marzo 2019

12:07:00

Sono cresciuta in una famiglia all'antica con figlie dotate di corredo, dove la virilità non era di certo un apostrofo rosa fra le parole «l'uomo», dove i sogni erano in bianco ai piedi di un altare e dove l'unico desiderio concesso era la maternità. Conservatori sì, aperti pure. E per fortuna. Certo, io ero quella strana che alla bionda Barbie preferiva giocare con i Lego, che alle gonne preferiva i pantaloni, che il cielo non l'ha mai visto a metà – se per questo neanche la mela – e che si è sempre sentita parte di un intero, anche quando dentro si sentiva a pezzetti, che ha desiderato prima se stessa e poi il grembo, che conserva, sì, ma i ricordi. Quei ricordi che ogni tanto apro a mia figlia e che oggi, mano nella mano al papà, prima di andare a scuola mi ha detto «Buona Festa della Donna, mamma». Le ho sorriso e ho pensato ai miei Lego, alla fortezza che potrei costruire per proteggere l'innocenza di quelle labbra, il candore di quello sguardo, la spontaneità dei suoi pensieri. Ma a costruire muri, si sa, si perde soltanto. Meglio un ponte, magari diretto su nuvolette tinte di tramonto come confetti rosa o azzurri come il mare dipinto di libertà.

mercoledì 6 marzo 2019

Sushi all'economia circolare

16:08:00


Raramente mi capita di buttare cibo. Io riciclo tutto: il riso del giorno prima, le cime di rapa del giorno dopo, la crosta avanzata del pane del giorno che ancora deve esaurirsi. Così per magia viene fuori il piatto che non ti aspetti, una specie di sushi non sushi, di sformatino non sformatino che delizia tutti, papà, madre e figlia che, per inciso, solo di recente ha fatto pace con le verdure! Prima di gettare qualcosa nella pattumiera fermati un istante, solo uno, e pensa a quello che potrebbe diventare. Solo così potrai venire meno a dei dati impietosi che vogliono gli italiani spreconi di materie prime e non solo: con i 15 miliardi di euro in cibo che ogni anno finiscono nella spazzatura, potremmo sfamare 44 milioni di persone! Basta un istante, insomma, per essere distante. Basta una vita per essere un attimo. E basta un attimo per cantare ancora la Berté! 

ingredienti
riso
cime di rapa
olive nere
crosta del pane o pangrattato
erbe aromatiche

difficoltà
facile

Per il mio sushi vegan ho utilizzato dei piccoli stampi per dare una forma circolare al riso avanzato (in alternativa puoi usare anche del couscous) a cui ho aggiunto erba cipollina e foglioline di menta tagliate non troppo finemente. Poi ho modellato con le dita il riso così da fare spazio al centro alle cime di rapa saltate con olive nere e pangrattato fatto in casa. Una ricetta super veloce che può essere utile per uno sfizioso antipasto o per un primo piatto leggero.

venerdì 22 febbraio 2019

CAVOLFIORE / bene da sapere, buono da mangiare

10:22:00

Io adoro i cavolfiori! Da novembre a marzo ne mangio tantissimi. Fanno bene alla salute e sono molto versatili in cucina. Di seguito tante ottime ragioni per mangiarlo!


Il cavolfiore è:
1. ricco di minerali e vitamine
2. utile nella lotta ai tumori
3. amico del cuore e della pressione arteriosa
4. un alimento antiossidante e antinfiammatorio
5. un depurativo intestinale
6. utile in caso di diabete
7. una buona fonte di acido folico
8. fa bene allo stomaco
9. migliora la qualità della pelle
10. buono di natura!

giovedì 31 gennaio 2019

Chi inquina non piglia pesci

13:23:00


Più l'estate incalza, più si cerca di smaltire il grasso in eccesso. Corsette al parco, detox, digiuni, massaggi. Nulla di grave, per carità, nel volersi bene. Ma il bene narciso, quello innamorato solo di se stesso e poco, o niente, di quello che lo circonda, resta un bene sterile che non dà frutti perché nulla condivide e nulla costruisce. Se questa generazione di umani dalle sopracciglia ad ali di gabbiano – come quella precedente e quella precedente ancora e così via a ritroso nel tempo – avesse solo investito una piccola percentuale della propria vita fatta più di immagine che di sostanza, più di in forma io mentre deformo il resto e chi se ne frega, questo posto chiamato Terra, composto perlopiù d'acqua, sarebbe ancora più ospitale, più verde, più buono da respirare, più sano da mangiare, più salubre da navigare. Oggi fare due bracciate in mare significa scambiare buste di plastica per meduse. Significa nuotare tra rifiuti marini che in realtà arrivano in gran parte dalla terraferma. Significa venire a contatto con liquidi di dubbia provenienza scaricati abusivamente. Significa mettere a repentaglio la salute del mare e dei suoi abitanti. Significa non permettere alle ali di gabbiano, quelle vere, di muoversi, di volare, di nutrire i propri piccoli perché intrappolate nelle reti abbandonate dai pescatori. Significa che alle spiagge, della nostra prova bikini, importa ben poco soprattutto quando il sodo sederino resta seduto e la raccolta differenziata resta una pratica virtuosa, sì, ma di qualcun altro.
Giocattoli, pezzi di ombrellone, piatti, bottiglie e flaconi di plastica di varia natura, esche, lenze, mozziconi di sigaretta, lattine, persino assorbenti. Sulle nostre spiagge c'è tutta la superficialità umana. Non è un caso che nelle zone di mare densamente abitate e maggiormente frequentate dai turisti l'inquinamento sia molto elevato e che il brutto, sebbene si provi a insabbiarlo, non solo riemerge ma addirittura affonda nelle nostre acque. Ecco allora cavallucci marini a braccetto con cotton fioc, tartarughe e foche intrappolate nel nylon, capodogli e balene con stomaci pieni di bottiglie, bicchieri, infradito. Perché dal bagnasciuga agli abissi gli scarti umani viaggiano che è una bellezza. Il vento e le correnti trascinano tutto inconsciamente e incondizionatamente. Quello che getti alla Playa di Catania potrebbe rimpinzare il Great Garbage Patch (l’isola di rifiuti nell'Oceano Pacifico formatasi a partire dagli anni cinquanta) o offrire l'ultimo pasto a un delfino affamato qualche onda un po' più in là. Quello che getti alla Playa di Catania può galleggiare in mare per anni, decenni, secoli. Perché tra i rifiuti più bastardi e onnipresenti c'è pure la plastica, da sola ne rappresenta il 95%, che è stata creata per durare e purtroppo dura, dura eccome. Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica, ripeto 8 milioni di tonnellate, finiscono negli oceani del mondo e, ad oggi, si stima che via siano più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani. L'Italia è il terzo paese più inquinante tra quelli che si affacciano sul Mediterraneo: il Belpaese riversa in mare una media di 90 tonnellate. Il 40% della plastica europea è destinato agli imballaggi e si trasforma in 16,7 milioni di tonnellate di rifiuti.



Più del grasso in eccesso dovremmo quindi occuparci dello smaltimento delle nostre brutte abitudini. Più delle calorie dovremmo preoccuparci di quel calore umano che tutto dovrebbe avvolgere. Più delle taglie dovremmo misurare la nostra impronta ecologica. Perché se sta mano po esse fero e po esse piuma, oggi più che mai deve esse piuma. È infatti oramai assodato che il riciclo non sia più sufficiente. Occorre ridurre i consumi, cercare alternative ai materiali più dannosi per l'ambiente e cambiare prospettiva prima che le funeste prospettive ci inghiottano negli abissi di un mare senza pesci.
Avrei molto altro da scrivere e molto altro da condividere ma la maestra mi chiama: Cecilia ha preso un virus come 3/4 della sua classe. La temperatura sale e non sono quella del pianeta!

mercoledì 30 gennaio 2019

Plumcake al limone

10:21:00


Ma quanto è buono e versatile il limone? Forse originario dell'Asia Orientale (Cina, India, Birmania) e diffuso grazie agli antichi romani in tutto il mondo, questo agrume è un piccolo miracolo profumato: è ricchissimo di vitamina C, aiuta l'assorbimento del ferro, aiuta la digestione, rinforza il nostro sistema immunitario, riduce la pressione sanguigna, rende più bella la nostra pelle, tiene sotto controllo il colesterolo e ci aiuta a sfornare dei dolci che sanno di portentoso, proprio questo plumcake 100% vegetale, 100% buono!

ingredienti
250 g di farina 0
250 g di latte vegetale
100 g di zucchero integrale di canna
100 ml di olio di semi di girasole
1 bustina di cremor tartaro
1 limone biologico
1 pizzico di sale

per la glassa
zucchero a velo e succo di limone biologico

difficoltà
facile

cottura
40/45 minuti

Preriscalda il forno a 180°. In una ciotola mescola la farina, lo zucchero, il lievito e il sale. Lentamente aggiungi i liquidi mescolando con una frusta fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Aggiungi la scorza grattugiata del limone e continua a girare e girare. Quando l'impasto ti sembra perfetto, versalo nello stampo precedentemente oliato (o ricoperto da carta da forno). Metti in forno per 45/45 minuti (usa sempre lo stecchino per valutare lo stato di cottura!) e nel frattempo prepara la glassa che dovrai far adagiare sul plumcake una volta raffreddato. Farla è molto facile: mescola il succo di limone con zucchero a velo fino a ottenere una glassa densa e libidinosa!

mercoledì 18 aprile 2018

Il progresso mi conserva

15:33:00



Se è vero che nelle persone buone risiede un po' di male e nelle persone cattive un po' di bene è anche vero che in me abitano una Vanessa progressista e una Vanessa conservatrice. Sono per le famiglie arcobaleno ma custodisco il blues delle mie giornate malinconiche. Sono per la pace fra i popoli ma difendo i conflitti che maturano le persone. Amo il profumo della terra bagnata ma non i territori zuppi di sangue. Proteggo il libero mercato dei rioni ma non il mercanteggiare avido degli speculatori dei mercati. Sono per la circolazione indipendente di pensieri, parole e opere senza omissione di uomini, donne e bambini. Sono per la scienza e per l'umanità sebbene non sia mai una scienza esatta. Sono per la laicità dello Stato e per i laici che tutelano tutte le confessioni. Difendo la lingua italiana ma non rivolgo parola agli "apericena" o agli "impattante". Mescolo i linguaggi senza pregiudizi ma ho paura del pregiudizio che si mescola alla paura. Sono una fanatica dei libri, della carta e del calore del legno, ma tifo per la fredda tecnologia che aiuta a fare o almeno a pensare. La mia visione è antispecista e sì a volte mi fa specie che alcuni senza visione non vogliano togliersi il prosciutto dagli occhi e pure dal panino. Mi divertono le righe e i pois, meno i maculati, gli zebrati e gli individui invertebrati. Sostengo la dignità di ogni lavoro e la dignità di chi non tace. Conservo tutti i pensieri, quelli moderati e quelli rivoluzionari. Quelli che il vento scapiglia e trasforma. Quelli che a volte sono pietre e quelli che sbocciano come rose. Quelli che queste due, la Vanessa progressista e la Vanessa conservatrice, non mettono mai d'accordo.

lunedì 5 marzo 2018

L'ABC delle coscienze

14:00:00

Per anni mi sono occupata di arti visive e ne ho affidato il racconto alla parola scritta. Non ho mai vissuto l'Arte come un bene economico, ma le ho sempre dato un grande, grandissimo, valore. Romantico e passionale per lo più. Di lotta e di confronto/scontro/conforto per lo meno. Perché quando un'opera attraversa la tua epidermide può guarirti o incalzare le tue debolezze, può interrogare i tuoi sensi di colpa, può rispondere a delle urgenze, può esorcizzare le bruttezze del mondo, può anticiparne i tempi o decodificarne degli altri (dentro di te o fuori di te), può spingerti alla riflessione, alla critica, al superamento, al miglioramento o all'annullamento. L'Arte è potente in tutte le sue forme e con tutti i suoi mezzi. Sono Gina Pane, Lucio Dalla, Erri De Luca, Andrea Pazienza, Sorrentino. Sono Caravaggio, i Pearl Jam, Gillo Dorfles, Mozart, Bjork. Sono Alda Merini, Zaha Hadid, Bufalino, Gianni Rodari. Sono Pina Bauch, Frida Khalo, Joseph Beuys, Stanley Kubrick, Charlie Chaplin, gli Afterhours. Sono i fotografi di reportage che ci restituiscono i drammi delle guerre e la bellezza della pace. Sono gli illustratori per i libri d'infanzia e l'infanzia persa dagli illustratori satirici. Sono gli autori dalle penne felici in giornate infelici. Sono i versi sgangherati di poeti ancora più sgangherati. Sono le mani degli scultori, i piedi delle etoile, il sangue dei perfomer. Ma sono anche chi cerca di rendere questo pianeta, un pianeta migliore. Sono gli ambientalisti che lottano contro il cemento e piantano alberi, sono i volontari con l'obbligo personale di umanità, sono gli antispecisti che lottano contro gli allevamenti intensivi e piantano semi. E sono chi crede nel pensiero che diventa azione e nell'azione che genera pensiero. Ognuno col proprio stile, ognuno con la propria cifra, ognuno con la propria sensibilità può condurre alla conoscenza e/o alla costruzione di nuovi orizzonti etici e culturali. Io, nella vita e per questo blog, ho scelto l'ironia per affrontare il negativo e il positivo per raccontare il suo polo opposto. Forse per questo ho amato da subito la “con/figur/azione” dell'Abbecedario degli Animali, un libro che nasce da una ricerca di Dottorato in Sociologia della Comunicazione e Scienze dello Spettacolo di Alessandro Fiori, e che con il contributo prezioso di Safarà Editore e dell'associazione animalista Essere Animali, coniuga perfettamente la potenza evocativa dell'immagine alla verità oggettiva di dati e comportamenti. Un bel progetto editoriale che, dalla A alla Z, accompagna il lettore senza supponenza e giudizio alcuno, all'interno di un alfabeto di pratiche di sofferenza a cui gli animali sono sottoposti. Il linguaggio semplice e diretto delle illustrazioni a sinistra, si riflette nell'essenzialità e nella brevità dei testi a destra: tutto vola basso, pure la palette colore, ma senza scardinare qualità e contenuto. Perché questo ABC non sbraita, non urla il dolore acquisito durante le centinaia di investigazioni e scoperte degli attivisti. Come tutti gli ABC parte dall'inizio, dalla verità sostanziale dei fatti, e ci invita a ricordare quello che a volte dimentichiamo, la nostra coscienza.

Abbecedario degli animali
A cura di Alessandro Fiori
Illustratori (Chiara Blumer, Eugenia Ciamitarro, Giovanni Frasconi, Alessandra Omboni, Nadia Pillon, Davide Bart. Salvemini, Rosita Uricchio) 
Safarà Editore

  

Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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