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venerdì 14 maggio 2021

Villa Bellini e il gioco ammanettato

10:51:00
Photo World Orgs
Io e Cecilia siamo frequentatrici seriali della Villa Bellini. A piedi, dopo pranzo, ci armiamo di zainetti e voilà dopo 2 km arriviamo a destinazione, contente entrambe di fruire di questo piccolo polmone verde della città. Qui i giochi sono ridotti all'osso, la pulizia scarseggia, bici e monopattini accelerano in prossimità di altalene e scivoli cercando probabilmente di abbattere, oltre alla barriera del suono, anche qualche figlio. Ma quello che mi sconcerta maggiormente è l'apprensione di alcuni genitori.
Con 24 gradi vedo ancora bimbetti bardati con sciarpe, piumini e felpe. Cecilia in canottiera guarda i suoi compagnetti di gioco grondare cascate di sudore mentre le mamme esortano i figli a non togliere il giubbotto perché c'è freschetto. Forse vogliono usarli come impianti di irrigazione delle aiuole moribonde? Potrebbe essere un'ipotesi.
Poi ci sono quelli che pretendono che si giochi ad acchiapparella restando fermi, che si giochi a nascondino senza nascondersi, che si debba correre piano o che non si debba correre proprio perché i pantaloni si strappano e se cadi poi si sporcano. Quelli che a terra no, non puoi sederti. Quelli che no, le foglie non le raccogliere. Quelli che no, i gessetti da pavimento non vanno bene, c'è il Covid, niente passaggi di mano in mano. Mi chiedo quale tecnica utilizzino questi bambini per salire sull'arrampicata. La lievitazione? Anche questa potrebbe essere un'ipotesi.
Poi c'è il genitore illuminato, illuminato però male, che dice al figlio: respira piano perché il Covid è pure nell'aria.
Così pure io inizio a respirare piano ma per altre ragioni. Quelle che ti fanno contare fino a dieci, cento, mille per restare al tuo posto di genitore ma di un altro figlio che crede nel gioco fatto di respiri da batticuore, di cadute, di capitomboli, di sporco, di corse e soprattutto tante risate. Lasciateli liberi di essere bambini. Qui a Catania e in ogni parte del mondo.

lunedì 23 novembre 2020

Di stelle e di funghi

16:48:00

Mio nonno era un cacciatore e un raccoglitore di funghi. Così mentre dal cielo cadevano fagiani e quaglie, funghi di bosco venivano affastellati nell'anticamera del risotto di sua moglie, una bellissima cesta di vimini. La piccola versione femminile di MacGyver, con accento ciociaro e mani da Nobel per l'Ingegneria casalinga e la Resilienza matrimoniale, era responsabile non solo dei primi piatti, ma pure della spiumatura della sfortunata selvaggina. Senza piume e organi interni i piccoli uccelli prendevano poi il volo del frigo prima di passare alla rotta del forno.

Era un'abitudine consolidata di famiglia, questa, come quella di tenere le stecche di cioccolato nell'armadio dei fucili. Non ho mai capito il perché di questo accostamento, di questa vicinanza. Mio nonno teneva chiuso a chiave l'orrore e il piacere, dicotomia che nelle sue mani diventava fierezza del più forte sul più debole, in quelle dei suoi nipoti un frutto proibito dall'alto tasso glicemico. Sta di fatto che quando le ante del grande mobile di legno venivano aperte il cielo stava per essere toccato. In un modo o nell'altro.

Mia nonna non capiva perché mi rifiutassi di mangiare fagiani e quaglie. Con il pollo e il maiale non storcevo il naso, non facevo la difficile, al contrario li gustavo in tutte le salse. «Non sono animali pure loro?», mi ripeteva. Questo refrain mi ha accompagnato tutta la vita, anzi, fino a un certo punto della mia vita. Di colpo, circa 11 anni fa, tutto mi apparve più chiaro: quel pollo e quel maiale meritavano di non essere mangiati, che l'onnivorismo era una reiterazione senza riflessione e sentimento, che l'orrore resta orrore mentre il piacere si nutre anche di valide strade alternative.

Tutti possediamo un armadio pieno di fantasmi e di errori, di stecche o di fucili, ma se a cadere nel nostro paniere fossero solo stelle?

venerdì 8 marzo 2019

8 marzo 2019

12:07:00

Sono cresciuta in una famiglia all'antica con figlie dotate di corredo, dove la virilità non era di certo un apostrofo rosa fra le parole «l'uomo», dove i sogni erano in bianco ai piedi di un altare e dove l'unico desiderio concesso era la maternità. Conservatori sì, aperti pure. E per fortuna. Certo, io ero quella strana che alla bionda Barbie preferiva giocare con i Lego, che alle gonne preferiva i pantaloni, che il cielo non l'ha mai visto a metà – se per questo neanche la mela – e che si è sempre sentita parte di un intero, anche quando dentro si sentiva a pezzetti, che ha desiderato prima se stessa e poi il grembo, che conserva, sì, ma i ricordi. Quei ricordi che ogni tanto apro a mia figlia e che oggi, mano nella mano al papà, prima di andare a scuola mi ha detto «Buona Festa della Donna, mamma». Le ho sorriso e ho pensato ai miei Lego, alla fortezza che potrei costruire per proteggere l'innocenza di quelle labbra, il candore di quello sguardo, la spontaneità dei suoi pensieri. Ma a costruire muri, si sa, si perde soltanto. Meglio un ponte, magari diretto su nuvolette tinte di tramonto come confetti rosa o azzurri come il mare dipinto di libertà.

mercoledì 18 aprile 2018

Il progresso mi conserva

15:33:00



Se è vero che nelle persone buone risiede un po' di male e nelle persone cattive un po' di bene è anche vero che in me abitano una Vanessa progressista e una Vanessa conservatrice. Sono per le famiglie arcobaleno ma custodisco il blues delle mie giornate malinconiche. Sono per la pace fra i popoli ma difendo i conflitti che maturano le persone. Amo il profumo della terra bagnata ma non i territori zuppi di sangue. Proteggo il libero mercato dei rioni ma non il mercanteggiare avido degli speculatori dei mercati. Sono per la circolazione indipendente di pensieri, parole e opere senza omissione di uomini, donne e bambini. Sono per la scienza e per l'umanità sebbene non sia mai una scienza esatta. Sono per la laicità dello Stato e per i laici che tutelano tutte le confessioni. Difendo la lingua italiana ma non rivolgo parola agli "apericena" o agli "impattante". Mescolo i linguaggi senza pregiudizi ma ho paura del pregiudizio che si mescola alla paura. Sono una fanatica dei libri, della carta e del calore del legno, ma tifo per la fredda tecnologia che aiuta a fare o almeno a pensare. La mia visione è antispecista e sì a volte mi fa specie che alcuni senza visione non vogliano togliersi il prosciutto dagli occhi e pure dal panino. Mi divertono le righe e i pois, meno i maculati, gli zebrati e gli individui invertebrati. Sostengo la dignità di ogni lavoro e la dignità di chi non tace. Conservo tutti i pensieri, quelli moderati e quelli rivoluzionari. Quelli che il vento scapiglia e trasforma. Quelli che a volte sono pietre e quelli che sbocciano come rose. Quelli che queste due, la Vanessa progressista e la Vanessa conservatrice, non mettono mai d'accordo.

sabato 24 febbraio 2018

I bimbi vegani non sono straordinari

12:38:00

I bimbi vegani non sono straordinari. Fanno cose comuni: mangiano, dormono, ridono, piangono, fanno i capricci, si sorprendono, si spaventano, urlano, sussurrano, giocano, imparano. E, soprattutto, insegnano. Qui, Cecilia, mi stava spiegando "La danza" di Matisse, dopo aver spento la tv perché voleva sfogliare un libro. Mamme e papà che state vagliando l'opportunità di offrire un'alimentazione vegetale e cruelty free ai vostri figli (in arrivo o già nati) sappiate che i vostri figli non saranno un'eccezione, non saranno dei diversi. Per alcuni, sì, la pelle, la religione, la cultura, la sessualità sono delle etichette per dividere gli esseri umani, innalzare muri, creare contrasti. Voi prendetevi per mano, come in questo girotondo, e diffondete rispetto, cura e amore. Solo così si raggiunge lo straordinario. Insieme.

mercoledì 14 febbraio 2018

Come il cielo, come la terra

19:00:00


Cecilia mi ha fatto riscoprire un grande amore, quello per il disegno. Mentre giochiamo spuntano fuori dalla mia Bic animali buffi o sognatori. Come questa cerbiatta protesa verso il cielo, malinconica ed elegante, che in punta di piedi resta in ascolto di un orizzonte a metà, gemello diverso dell'orizzonte che la sostiene. Due parti di un unico pezzo. Due mezzi che si fanno uno. In questo giorno dedicato agli innamorati amiamoci come il cielo e la terra. In questo giorno dedicato all'amore ricordiamoci ogni giorno di essere cielo e terra.

#sanvalentino

Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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