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martedì 14 novembre 2017

Martedì 14

16:48:00


Martedì 14. Mi sembra una bella data per riprendere in mano il mio blog. Martedì è il secondo giorno della settimana e io, per quelli che non arrivano sempre primi come i lunedì, nutro molto simpatia. Quattordici poi è il mio numero del cuore. Sono nata di quattordici e quattordici erano i figli che da piccola sognavo di partorire da grande. Poi sono diventata grande e ho partorito Cecilia, per gli amici Cecia, che di figli ne vale quattordici. Ma anche di più.
Da bambina facevo quindi sogni adulti, oggi sono più matura e sogno cose piccole. Tipo un foglio. Tipo una penna. Tipo una nota. Tipo una parola. Tipo una carezza. Tipo una bella data per riprendere in mano il mio blog. Così portatile sulle ginocchia, natiche sulla poltrona e coi polpastrelli in stato confusionale vi scrivo questo post. Per dirvi che ancora esisto, che sono una mamma richiedente asilo nido al momento in lista d'attesa, che mi sono messa a disegnare rinoceronti al rosmarino e giraffe dall'anima indaffarata, che indosso una maglietta a pois perché le righe mi ingrassano, che sono la stessa vegana scema di sempre.   

martedì 14 febbraio 2017

San Valentino a modo mio

13:00:00


Per tutte quelle volte che sono caduta e con un sorriso mi sono rialzata.
Per tutte quelle volte che mi sono piaciuta nonostante l'ingratitudine dello specchio.
Per tutte quelle volte che ho avuto paura di sbagliare e poi non ho sbagliato.
Per tutte quelle volte che ho sbagliato e non ho avuto paura di farlo.
Per tutte quelle volte che sono rimasta in silenzio perché con gli occhi avevo già detto tutto.
Per tutte quelle volte che ho chiuso gli occhi aprendo solo il cuore.
Per tutte quelle volte che ho ascoltato con il cuore e abbracciato solo con gli occhi.
Per tutte quelle volte che ho scritto post stupidi perché non prendersi troppo sul serio non è mica da stupidi.
Per tutte quelle volte che arrossisco e mi mancano le parole.
Per tutte quelle volte che l'amore non ha bisogno di parole.
Per tutte queste volte io amo la vita.

venerdì 16 settembre 2016

È vero. Tiri fuori energie che non sapevi di possedere nonostante le notti in allerta e i sogni troppo corti

13:21:00

È vero. Tiri fuori energie che non sapevi di possedere nonostante le notti in allerta e i sogni troppo corti. È vero. La tua vita cambia, quella sopra i fianchi e quella sotto gli occhi. Prima sei casa che accoglie, che avvolge, che nutre, che protegge. Poi diventi abbraccio, sponda, attracco rassicurante. È vero. C'è un prima e un dopo, una nuova io e un nuovo noi. E sì, il ventre si svuota, ma tu continui a custodirla anche fuori di te: mentre mangia, mentre dorme, mentre gioca, mentre scopre quel mondo che tu abiti da un po' e che a volte non ti piace. Anzi, spesso non ti piace. È vero. Cerchi di tenere a bada tutti i mostri, i tuoi e pure quelli degli altri. I tuoi occhi non vogliono guardare, le tue orecchie non vogliono ascoltare, il tuo cuore non vuole soffrire. Nove mesi, quaranta settimane, milleduecento giorni di distanza dall'orrore e dal dolore perché non vuoi essere mezzo, semmai complice della sua innocenza. È vero. Non potrai proteggerla per sempre, ma per sempre vorrai essere per lei casa che accoglie, che avvolge, che nutre.

lunedì 1 agosto 2016

BeeVegan: il gioco, la consapevolezza, il fare

12:16:00

Nebbia nella testa, gelo sulla lingua e calura sulle gote. Queste le condizioni climatiche che una timida cronica come me attraversa prima, dopo e durante un discorso in pubblico. Condizioni che imperversano con gli sconosciuti, infieriscono con i conoscenti, ma si mitigano con gli amici. In linea generale è sufficiente un assembramento di due persone per scatenare il mio personale, inevitabile, fastidioso, imbarazzante, emotivo cortocircuito atmosferico. Quando accade i concetti si dileguano, i ragionamenti si aggrovigliano e le parole si aggrappano alle dita, che a loro volta si arrampicano sugli specchi. E anche se non sempre scivolo nell'abisso nero dell'impasse verbale, l'oratoria resta il mio sport estremo a cui ogni tanto cedo con l'audacia degli scapestrati. Così come ho fatto qualche giorno fa rilasciando un'intervista a RadioVeg (vuoi ascoltarla? clicca qui per il podcast!). Mi sono lanciata senza paracadute e a cuore aperto ho parlato della mia scelta vegan, del blog, di Cecilia. A fine registrazione mi sono resa conto di aver tralasciato alcuni concetti, di non essere stata efficace con altri, di aver abolito l'esistenza dei sinonimi e dei contrari e forse pure dei congiuntivi. Nonostante le mancanze da clima incerto sono riuscita a spiegare, per la prima volta, la scelta del nome di questo blog. Dopo 20 post, 43.340 visualizzazioni di pagine e un'intervista credo sia doveroso spiegarlo anche qui, la mia casa, e attraverso la scrittura, l'unico mezzo di comunicazione che riesce a tenere a bada i miei rossori e le mie incertezze. Perché BeeVegan? Perché combina più elementi: il gioco, la consapevolezza e il fare. Il gioco. Quello delle parole, dei rimandi, dei sottotesti. Bee in inglese significa ape e la sua pronuncia (be) rimanda all'infinito di essere. Sono vegan, sono un'operaia della cultura, sono una piccola ape che diventa furibonda davanti all'orrore, agli sfruttamenti, all'avidità dell'uomo. La consapevolezza. Quella di essere di passaggio e di considerare il pianeta come un grande alveare in cui le azioni del singolo possono avere ripercussioni positive e negative nella vita del vicino e in quella del lontano, in quella del grande e del piccolo. E, pure, in quella del minuscolo: le api, se non ne foste informati, stanno scomparendo. Pesticidi e monoculture hanno intaccato il loro microcosmo e le ripercussioni sul macrocosmo possono diventare preoccupanti. 71 delle 100 colture più importanti a livello globale vengono impollinate dalle api. Un terzo del cibo prodotto al mondo dipende dall'impollinazione di questi insetti, animali tanto piccini eppure tanto strategici per gli ecosistemi, per l'economia, per l'agricoltura. Il fare. Quello che mi fa chiudere il rubinetto quando lavo i denti per non consumare acqua, che mi fa piantare timo e rosmarino sul balcone per nutrire le api, che mi spinge a mangiare pasta e ceci per tenere lontana la gallina dal brodo. È la politica dei piccoli grandi gesti, quei gesti che rendono il mondo, almeno per me, più dolce e meno pungente. Siate operosi. Siate connessi anche fuori dei social. Siate il miele che volete vedere nel mondo!

mercoledì 15 giugno 2016

mercoledì 25 maggio 2016

Le infinite geografie del cuore

12:16:00
City Lights (1931). Charlie Chaplin e Virginia Cherrill



Le infinite geografie del cuore mi hanno dirottato a Catania più di 13 anni fa. Di Roma mi manca lo straordinario e pure l'ordinario. Mi mancano i miei fratelli, il mio quartiere, la pizza bianca. Mi manca Trastevere, leggere in metropolitana, le serate all'Alpheus. A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se fossi rimasta. O che donna sarei stata se non fossi partita. Siamo dopotutto il frutto delle scelte che facciamo, delle persone che incrociamo, dei sogni che inseguiamo.

Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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