sabato 28 maggio 2016

Iggy

Iggy era un cammello con tanti grilli per la testa. Showman dal talento speziato sapeva cantare, ballare e recitare. Amava la musica classica, i frutti di bosco e il thé alla cannella. Tra le gobbe trasportava vinili, copioni e un libro di ricette. Un turista sbadato gli aveva donato questa piccola fortuna.

Ogni sera si esibiva. Il silenzio del deserto gli offriva però pochi spettatori: due scorpioni, quattro serpenti e, ogni tanto, qualche pigra stella stanca di brillare. Per ogni granello di sabbia aveva composto una canzone. Per ogni oasi attraversata aveva messo in fila rime rigogliose. Per ogni duna cavalcata aveva danzato la sua coreografia più sfrenata. Ma l’immensità che lo circondava oramai gli stava stretta: Iggy voleva essere il primo cammello a calcare i prestigiosi palcoscenici di Broadway. Così trascorreva tutto il suo tempo a provare, provare e provare. Il suo impegno, ne era convinto, prima o poi sarebbe stato ripagato da applausi scroscianti ed emozionanti standing ovation.

Un mattino, seduto al pianoforte, si addormentò. Sognò nuovi strofe da cantare, nuovi testi da interpretare e nuovi passi da memorizzare. Li avrebbe messi in scena quella sera stessa ma, quella sera, neanche una stella distratta al suo cospetto. Senza pubblico e senza lodi lo showman dal talento sconfortato decise di ritirarsi per sempre dalle scene. 

Passarono molte mattine e molte sere fino a quando il silenzio del deserto fu rotto da suoni che sapevano di frutti di bosco e thé alla cannella. Sgranchite le zampe e spalancato il naso, Iggy si mise alla ricerca di quella musica perfetta. Corse per ore e ore e trascorsero altre mattine e altre sere. E quando l’odore di lampone e mirtilli si fece più forte, Iggy si fermò. Nel nero della notte scorse chiavi di violino trasformate in barche alate e il vento che fantasticava su e giù per il pentagramma. Erano le note appassionate di un cammello dalla lunga barba bianca, che in piedi e con gli occhi chiusi, rivolgeva alla luna la sua dolce sinfonia speziata.

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Un pizzico di me

Ho manie di piccolezza. Mi piacciono i sassi, le foglie, gli origami. Mi piacciono gli occhi che non mentono, le dita che sfogliano, i piedini che calciano. Mi piacciono le parole semplici e gli haiku complessi, le chiavi che aprono ma non serrano, i coriandoli che volano, le frittelle che ingrassano. Mi piacciono le gocce di rugiada e le bolle di sapone. Sì, mi piacciono le piccole, le piccole grandi cose.

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